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Rugby - C2

«Addio Lagaria»: si dimette il fondatore Matteo Stedile

Matteo Stedile si è  dimesso dal Lagaria rugby
Matteo Stedile si è dimesso dal Lagaria rugby

È stato tra i fondatori e una delle figure più presenti nelle attività del Lagaria Rugby Rovereto, come referente della prima squadra e del terzo tempo e, nell’ultimo mandato, come vicepresidente. È stato anche responsabile degli sponsor e, alle scorse elezioni, è stato tra i più votati. Matteo Stedile si è dimesso e lo abbiamo incontrato per capire le sue motivazioni, oltre che per ripercorrere insieme questi 10 anni.
Non c’è rabbia nelle sue parole, ma un po’ di amarezza sì. «Ho visto che la società ha cominciato ad andare in una direzione che non condividevo. A cambiare l’orientamento sono state dinamiche che hanno coinvolto l’interno del direttivo e forse per qualche aspetto anche l’esterno. Potevo rimanere, ma sarei stato un elemento di disturbo: meglio uscire e lasciare che gli altri seguano la strada che hanno deciso di intraprendere», spiega Matteo.
Ma su cosa vi siete divisi? «Negli ultimi tempi avevo notato un certo scollamento tra i vari settori: giovanile, prima squadra, femminile, terzo tempo, dirigenza... per cui avevo suggerito di fare un passo indietro e recuperare quello spirito di coesione e collaborazione che una società di rugby dovrebbe avere. Il direttivo ha invece puntato su un percorso più, si potrebbe dire, professionale e finalizzato ai risultati sportivi, sicuramente meno adatto a creare un clima familiare. Ma questo lo dirà il futuro e io non possiedo la verità, è solo la mia opinione».
Non possono mancare, ovviamente, i ringraziamenti e i bei ricordi. «In questi 10 anni ho conosciuto tantissime persone e sono cresciuto molto. Avevo 25 anni e ora sto per diventare papà per la seconda volta. Mi sono confrontato con giocatori, sponsor, istituzioni, realtà anche molto diverse dalla nostra. Abbiamo fatto cose importanti, come ospitare a Rovereto gli Europei femminili e una tappa del 6 Nazioni under 20. Ricordo la prima vittoria nel derby col Trento: battere la squadra più blasonata e attrezzata, quella a cui per anni abbiamo guardato per imparare, è stata una grande soddisfazione. Mi riempie di orgoglio l’idea di lasciare una società in crescita; mi spiace un po’ non poter essere partecipe della conclusione di un progetto che, assieme ad altri, ho seguito e che vedevo come un traguardo importante: il rifacimento degli spogliatoi e della clubhouse a bordo campo a Noriglio».
La nota più amara è quella finale: «In questi anni sono convinto di aver dato moltissimo. Ma la mia scelta di lasciare il Lagaria è passata quasi inosservata. Forse mi sarebbe piaciuto ricevere un segno che mi testimoniasse che quanto fatto era stato apprezzato. Non parlo di regali o beni materiali: anche un sentito grazie sarebbe bastato».
Qualcuno ha manovrato per estrometterti? «Non credo che ci sia stata una volontà in tal senso, purtroppo si è arrivati a un punto in cui le idee non erano concordi e la mia decisione di lasciare è stata solo mia, presa serenamente una volta che mi sono reso conto che ciò che per anni mi ha spinto a dedicare tempo era cambiato, e non mi ci riconoscevo più. Quando ci si dedica al volontariato bisogna credere in quello che si fa e lavorare per raggiungere obiettivi comuni; quando questi cambiano e ti ritrovi in minoranza, la cosa giusta per il bene della società è non interferire e farsi da parte, facendo il tifo per chi porta avanti le cose. Però, in tutta sincerità, posso dire che quello che ho fatto è stato sempre per il bene del Lagaria».
E allora, a ringraziare Matteo, è Sportrentino – Rugby con questa intervista: per quello che ha fatto per il Lagaria e per quello che ha fatto, in senso più generale, per il movimento rugbystico trentino. Del resto, come lui stesso dice: «Chissà, forse questa è solo una parentesi e un giorno, magari, tornerò a darmi da fare per la palla ovale. Ho giocato solo una volta: al primo torneo seven a Cimana, eppure amo incredibilmente questo sport».

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